

Perchè agli italiani piace parlare del cibo
Un itinerario tra storia, cultura e costume
Elena Kostioukovitch
Perchè agli italiani piace parlare del cibo
Un itinerario tra storia, cultura e costume
Elena Kostioukovitch
Un’abitudine tutta italiana che stupisce e affascina gli stranieri è quella di parlare in continuazione di cibo e buona tavola. In qualsiasi ambiente e con qualsiasi compagnia, basta nominare un piatto e subito c’è chi ricorda pranzi passati, chi elenca come in un rituale magico gli ingredienti di una ricetta, chi cita un formaggio come se ancora ne assaporasse l’aroma. E non mancano i riferimenti alla storia e alla cultura nazionali, spesso intriganti. Per esempio, perché nel Ventennio il regime tentò di abolire la pastasciutta? E che cosa c’entra la cicoria con la lotta di classe? Perché per alcuni preferire il panettone al pandoro non è solo questione di gusto personale?
Di cibo sono inoltre pregni il linguaggio ("rendere pan per focaccia", "divorare un libro"...) e l’immaginario, cosicché ogni affermazione nasconde abissi di senso. Ma perché tutto questo? Perché mangiare dà gioia tanto quanto gustare il sapore delle parole, perché il codice culinario avvicina e appassiona, perché così si può resistere all’influenza omologatrice del fast food.
Ai capitoli dedicati alle tradizioni, alla storia e ai costumi di ogni singola regione italiana sono intervallati godibilissimi e curiosi approfondimenti culturali su argomenti specifici.
Un volume insieme documentato e stuzzicante, originalissimo per l’acutezza dello sguardo che osserva e scopre l’anima dei diversi modi di essere italiano.
Il BESTSELLER vincitore del prestigioso Premio Bancarella della Cucina
e del Premio Letterario Nazionale Città di Chiavari
torna in una NUOVA EDIZIONE aggiornata,
con un accurato indice analitico dei nomi
e un apparato iconografico da libro fotografico!
Elena Kostioukovitch
Elena Kostioukovitch è scrittrice, saggista e traduttrice russa. Si è occupata delle traduzioni in russo di autori quali Umberto Eco, Ludovico Ariosto, Pier Paolo Pasolini, Quasimodo, Alessandro Manzoni e altri. Ha insegnato Letteratura russa e Tecnica della traduzione letteraria nelle università di Trento, Trieste e Milano.
Già curatrice di collane russe per Bompiani e Frassinelli, ha favorito la diffusione in Italia di importanti autori russi tra cui Ljudmila Ulickaja, Boris Akunin e Saša Sokolov. Nel 2014 è uscito per Bompiani il suo romanzo Sette notti.
Umberto Eco
è stato un semiologo, filosofo, scrittore, traduttore, bibliofilo e medievista italiano. All’Università di Bologna è stato ordinario di Semiotica e tra gli ispiratori del corso di laurea DAMS, nonché direttore della rivista VS. Ha ricevuto quaranta lauree honoris causa. Tra le sue opere di saggistica ricordiamo Opera aperta (Bompiani, 1962), Diario minimo (Mondadori, 1963), Apocalittici e integrati (Bompiani 1964), La struttura assente (Bompiani, 1968), Lector in fabula (Bompiani, 1979), I limiti dell’interpretazione (Bompiani, 1990), Il secondo diario minimo (CLUEB, 1992), Kant e l’ornitorinco (Bompiani, 1997). Ha esordito nella narrativa, sempre per Bompiani, con Il nome della rosa (1980), vincitore del premio Strega e tradotto in oltre quaranta lingue, seguìto da Il pendolo di Foucault (1988) e da L’isola del giorno prima (1994). Per Bompiani sono usciti anche Baudolino (2000), Il cimitero di Praga (2010) e Numero zero (2015).Un’abitudine tutta italiana che stupisce e affascina gli stranieri è quella di parlare in continuazione di cibo e buona tavola. In qualsiasi ambiente e con qualsiasi compagnia, basta nominare un piatto e subito c’è chi ricorda pranzi passati, chi elenca come in un rituale magico gli ingredienti di una ricetta, chi cita un formaggio come se ancora ne assaporasse l’aroma. E non mancano i riferimenti alla storia e alla cultura nazionali, spesso intriganti. Per esempio, perché nel Ventennio il regime tentò di abolire la pastasciutta? E che cosa c’entra la cicoria con la lotta di classe? Perché per alcuni preferire il panettone al pandoro non è solo questione di gusto personale?
Di cibo sono inoltre pregni il linguaggio ("rendere pan per focaccia", "divorare un libro"...) e l’immaginario, cosicché ogni affermazione nasconde abissi di senso. Ma perché tutto questo? Perché mangiare dà gioia tanto quanto gustare il sapore delle parole, perché il codice culinario avvicina e appassiona, perché così si può resistere all’influenza omologatrice del fast food.
Ai capitoli dedicati alle tradizioni, alla storia e ai costumi di ogni singola regione italiana sono intervallati godibilissimi e curiosi approfondimenti culturali su argomenti specifici.
Un volume insieme documentato e stuzzicante, originalissimo per l’acutezza dello sguardo che osserva e scopre l’anima dei diversi modi di essere italiano.
Il BESTSELLER vincitore del prestigioso Premio Bancarella della Cucina
e del Premio Letterario Nazionale Città di Chiavari
torna in una NUOVA EDIZIONE aggiornata,
con un accurato indice analitico dei nomi
e un apparato iconografico da libro fotografico!
Elena Kostioukovitch
Elena Kostioukovitch è scrittrice, saggista e traduttrice russa. Si è occupata delle traduzioni in russo di autori quali Umberto Eco, Ludovico Ariosto, Pier Paolo Pasolini, Quasimodo, Alessandro Manzoni e altri. Ha insegnato Letteratura russa e Tecnica della traduzione letteraria nelle università di Trento, Trieste e Milano.
Già curatrice di collane russe per Bompiani e Frassinelli, ha favorito la diffusione in Italia di importanti autori russi tra cui Ljudmila Ulickaja, Boris Akunin e Saša Sokolov. Nel 2014 è uscito per Bompiani il suo romanzo Sette notti.
Umberto Eco
è stato un semiologo, filosofo, scrittore, traduttore, bibliofilo e medievista italiano. All’Università di Bologna è stato ordinario di Semiotica e tra gli ispiratori del corso di laurea DAMS, nonché direttore della rivista VS. Ha ricevuto quaranta lauree honoris causa. Tra le sue opere di saggistica ricordiamo Opera aperta (Bompiani, 1962), Diario minimo (Mondadori, 1963), Apocalittici e integrati (Bompiani 1964), La struttura assente (Bompiani, 1968), Lector in fabula (Bompiani, 1979), I limiti dell’interpretazione (Bompiani, 1990), Il secondo diario minimo (CLUEB, 1992), Kant e l’ornitorinco (Bompiani, 1997). Ha esordito nella narrativa, sempre per Bompiani, con Il nome della rosa (1980), vincitore del premio Strega e tradotto in oltre quaranta lingue, seguìto da Il pendolo di Foucault (1988) e da L’isola del giorno prima (1994). Per Bompiani sono usciti anche Baudolino (2000), Il cimitero di Praga (2010) e Numero zero (2015).-
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