

Le biciclette bianche
La mia musica e gli anni Sessanta
Joe Boyd
Le biciclette bianche
La mia musica e gli anni Sessanta
Joe Boyd
Ospiti fissi erano i Pink Floyd. Settimana dopo settimana, la psichedelia usciva dai circuiti underground per diventare un fenomeno sempre più ampio, con la conseguente esplosione di nuove mode, nuove droghe e nuovi ritrovi. E una sempre maggior attenzione da parte della polizia…
Quando Muddy Waters suona a Londra, all’inizio degli anni Sessanta, il suo tour manager è Joe Boyd; quando Dylan passa alla chitarra elettrica al Newport Festival, Boyd la collega alla presa; quando l’estate dell’amore sta per arrivare, è lui che anima i club più cool di Londra; è il produttore dei Pink Floyd quando incidono il primo singolo e, quando Nick Drake gira col suo demo in tasca, è Joe Boyd che sta cercando.
Un viaggio nei favolosi anni Sessanta in compagnia di uno dei suoi più importanti protagonisti. Una imperdibile occasione per rivivere i momenti cruciali di una delle più memorabili svolte musicali e culturali del secolo scorso.
LE BICICLETTE BIANCHE
Col termine "biciclette bianche" si ricorda un progetto sviluppatosi in Olanda, agli inizi degli anni Sessanta, dai Provos, un gruppo di anarchici dadaisti. La contestazione prevedeva la messa a disposizione di biciclette collettivizzate a favore di chiunque se ne volesse servire. Il successo fu immediato: numerosi cittadini si recarono a offrire le proprie biciclette e altri gruppi ne seguirono l’esempio: da Stoccolma a Berkeley, da Praga a Oxford. Un famoso gruppo psichedelico inglese, i Tomorrow, lanciò il brano My White Bicycle, che diffuse il messaggio nella hit parade.
Il segnale più evidente del successo fu la paradossale risposta della polizia, che sequestrò una cinquantina di bici in giro per Amsterdam. La giustificazione fu che, non essendo chiuse col lucchetto, rappresentavano una istigazione al furto. In pratica fu la polizia a rubarle, visto che non le restituì più ai legittimi proprietari.
(Brian Eno)
Non solo perché Boydne era uno dei fautori e agitatori, ma soprattutto perché,
cosa rara, sa rievocare gli eventi e possiede uno stile fluido e avvincente.
Il libro è pieno di aneddoti evocativi… Proprio divertente!"
(Observer Music Monthly)
"Vivido resoconto di un testimone oculare…
pulsa con lo stesso forsennato entusiasmo
del periodo e del suo autore."
(Sunday Times)
"Una delle più lucide e acute autobiografie
sul mondo della musica che abbia mai letto."
(Michel Faber, Guardian)
"Boyd appartiene al ristretto gruppo di luminari del rock
che non ha avuto bisogno di prendere una chitarra in mano
per lasciare un’impronta indelebile su un intero genere musicale.
Boyd scrive pagine piene di acute osservazioni e avvincenti
particolari personali… un vero godimento!"
(Independent on Sunday)
"Straordinario… Questo libro avvincente e scorrevole
aggiunge un importante contributo
alla storia di quel periodo."
(Hanif Kureishi, New Statesman)
Joe Boyd
Joe Boyd, produttore discografico e cinematografico, nasce a Boston nel 1942 e si laurea a Harvard nel 1964. Ha prodotto Pink Floyd, Nick Drake, Fairport Convention, R.E.M. e molti altri, oltre al documentario Jimi Hendrix e al film Scandal. Nel 1980 fonda la Hannibal Records, che resterà attiva per vent’anni.
Vive a Londra e collabora con Guardian, Independent e opendemocracy.net.
Altri libri di Joe Boyd
Ospiti fissi erano i Pink Floyd. Settimana dopo settimana, la psichedelia usciva dai circuiti underground per diventare un fenomeno sempre più ampio, con la conseguente esplosione di nuove mode, nuove droghe e nuovi ritrovi. E una sempre maggior attenzione da parte della polizia…
Quando Muddy Waters suona a Londra, all’inizio degli anni Sessanta, il suo tour manager è Joe Boyd; quando Dylan passa alla chitarra elettrica al Newport Festival, Boyd la collega alla presa; quando l’estate dell’amore sta per arrivare, è lui che anima i club più cool di Londra; è il produttore dei Pink Floyd quando incidono il primo singolo e, quando Nick Drake gira col suo demo in tasca, è Joe Boyd che sta cercando.
Un viaggio nei favolosi anni Sessanta in compagnia di uno dei suoi più importanti protagonisti. Una imperdibile occasione per rivivere i momenti cruciali di una delle più memorabili svolte musicali e culturali del secolo scorso.
LE BICICLETTE BIANCHE
Col termine "biciclette bianche" si ricorda un progetto sviluppatosi in Olanda, agli inizi degli anni Sessanta, dai Provos, un gruppo di anarchici dadaisti. La contestazione prevedeva la messa a disposizione di biciclette collettivizzate a favore di chiunque se ne volesse servire. Il successo fu immediato: numerosi cittadini si recarono a offrire le proprie biciclette e altri gruppi ne seguirono l’esempio: da Stoccolma a Berkeley, da Praga a Oxford. Un famoso gruppo psichedelico inglese, i Tomorrow, lanciò il brano My White Bicycle, che diffuse il messaggio nella hit parade.
Il segnale più evidente del successo fu la paradossale risposta della polizia, che sequestrò una cinquantina di bici in giro per Amsterdam. La giustificazione fu che, non essendo chiuse col lucchetto, rappresentavano una istigazione al furto. In pratica fu la polizia a rubarle, visto che non le restituì più ai legittimi proprietari.
(Brian Eno)
Non solo perché Boydne era uno dei fautori e agitatori, ma soprattutto perché,
cosa rara, sa rievocare gli eventi e possiede uno stile fluido e avvincente.
Il libro è pieno di aneddoti evocativi… Proprio divertente!"
(Observer Music Monthly)
"Vivido resoconto di un testimone oculare…
pulsa con lo stesso forsennato entusiasmo
del periodo e del suo autore."
(Sunday Times)
"Una delle più lucide e acute autobiografie
sul mondo della musica che abbia mai letto."
(Michel Faber, Guardian)
"Boyd appartiene al ristretto gruppo di luminari del rock
che non ha avuto bisogno di prendere una chitarra in mano
per lasciare un’impronta indelebile su un intero genere musicale.
Boyd scrive pagine piene di acute osservazioni e avvincenti
particolari personali… un vero godimento!"
(Independent on Sunday)
"Straordinario… Questo libro avvincente e scorrevole
aggiunge un importante contributo
alla storia di quel periodo."
(Hanif Kureishi, New Statesman)
Joe Boyd
Joe Boyd, produttore discografico e cinematografico, nasce a Boston nel 1942 e si laurea a Harvard nel 1964. Ha prodotto Pink Floyd, Nick Drake, Fairport Convention, R.E.M. e molti altri, oltre al documentario Jimi Hendrix e al film Scandal. Nel 1980 fonda la Hannibal Records, che resterà attiva per vent’anni.
Vive a Londra e collabora con Guardian, Independent e opendemocracy.net.
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